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Festa di Santu Patri

Storia gentilmente concessami da Monsignor Vito Filippi
Rettore della Chiesa San Francesco di Paola in Trapani


Trapani in festa per il suo compatrono San Francesco di Paola

L'erba dei miracoli...

"Vidi chi 'u Santu Patri ti duna lignati". Frasi simili vengono proferite e sentite molte volte tra le mura delle nostre case, indirizzate sovente a fanciu1li maldestri, protagonisti di qualche "imperdonabile" marachella, e lasciano nella mente degli adulti piacevoli ricordi di una lontana giovinezza caratterizzata da una spiccata e ancor viva devozione per San Francesco di Paola. Ma sarà poi così terribile la figura di questo Santo? Non ci resta che scoprirlo tra le pieghe della sua biografia.

Francesco nacque il 27 Marzo 1416 a Paola (Cosenza), figlio di Giacomo Alessio e Vienna da Fuscaldo, i quali, già in età avanzata, attribuirono la nascita del bambino all'intercessione di San Francesco d'Assisi, e per questo motivo gli diedero il nome del santo assisiate e promisero di rivestirlo dell'abito votivo dei francescani. Giovanissimo, Francesco fu così accompagnato presso i conventuali di S. Marco Argentano (Cosenza) per sciogliere il voto e prestare un anno di "servizio". Qui Francesco manifestò la sua propensione alla preghiera e le sue doti di pietà, accompagnate da manifestazioni soprannaturali, le stesse che successivamente avrebbero alimentato la sua fama di grande taumaturgo. Dopo aver lasciato il convento, assieme ai genitori, intraprese un pellegrinaggio recandosi ad Assisi e visitando gli eremitori che costellavano Monte Luco. Visitò anche Roma, qui però rimase turbato profondamente. Secondo una tradizione, Francesco redarguì lo sfarzo di un cardinale con le parole: "Nostro Signore non andava così": L'episodio mostra come nell'animo di Francesco andasse ormai maturando l'idea di una riforma della vita ecclesiale basata sulla povertà. Ritornato a Paola, Francesco espresse ai genitori il suo desiderio di condurre vita eremitica.

Così, attorno al 1435, si ritirò fuori dell'abitato di Paola, in un terreno di proprietà della famiglia, suscitando grande stupore fra i concittadini per l'austerità del suo modo di vivere. L'esperienza di Paola lo forgiò alla contemplazione, al lavoro, alla solitudine e alle privazioni e mortificazioni corporali. Ben presto iniziarono ad affluire al suo eremo molte persone desiderose di porsi sotto la sua guida spirituale e di condividere lo stesso austero genere di vita.

Questo movimento eremitico ebbe l'approvazione del vescovo di Cosenza nel 1470 e la conferma di Papa Sisto IV nel 1474 come "Congregazione eremitica paolana di S. Francesco d'Assisi".

Al romitorio di Paola seguirono quelli di Paterno Calabro, Spezzano, Corigliano. La loro vita era regolata da "ordinationes" e "statuta": "Fratelli pensate e agite sempre mettendovi dal punto di vista di Dio, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio ... Praticate la giustizia e non calpestate mai nessuno… Siate benigni, modesti ed esemplari… Fate tutto in carità! ... Siate sempre perseveranti nel bene, perché la corona vien data in premio solo ai perseveranti".

Francesco divenne per Paola un punto di riferimento religioso e sociale, entrando nel cuore della gente che si recava da lui per sottoporgli problemi della più diversa natura.

L'eremita era visto, inoltre, come l'unico baluardo in grado di opporsi ai soprusi della corte aragonese, come la persona capace di mettersi dalla parte della gente povera e semplice di quel lembo del Regno di Napoli e di assumere un ruolo di vero "difensore" nell'interesse di chi non aveva voce. Egli era per il suo genere di vita un contestatore. Lo avvicinavano potenti e semplici, ed egli non faceva distinzione di ceto. Il santo seppe creare attorno a sé un ambiente di profonda religiosità e fede con l'invito costante alla preghiera: "Non stancatevi di applicarvi alla preghiera, perché grande è la forza della pura e assidua orazione dei giusti... ", e all'osservanza della volontà di Dio:

"Amate Dio con tutto il cuore e sciogliete a lui canti di lode per tutti i benefici che vi ha elargiti ... Dio vi aspetta a braccia aperte, convertitevi sinceramente". Fin dall'inizio Francesco ebbe fama di grande taumaturgo.

Fu il suo un potere taumaturgico a favore di tutti, ma in particolare dei poveri e degli oppressi dalle diffuse malversazioni dei potenti, contro le quali l'eremita non si stancò di levare la voce. Gli elementi usati per il miracolo erano davvero insignificanti, quasi a far capire che non erano essi a guarire o a risolvere il problema, bensì Dio. C'è un fatto che ben sottolinea le sue capacità soprannaturali. Un giovane di Paola, nonostante il consulto con medici di fama, aveva su un braccio una piaga che non si rimarginava. La madre gli disse: "Vai anche tu al romitorio da Francesco e vedrai che ti farà la grazia". Si decise e andò. Espose il suo problema e tutti i tentativi fatti per guarire; Francesco si abbassò, prese la prima erba che venne tra le mani e gli disse: "Falla bollire, mettila sulla piaga e sarai guarito!". Il giovane lo guardò e gli disse: "Di quest'erba ve n'è tanta a Paola, possibile che fa miracoli?". L'eremita replicò: "È la fede che fa i miracoli!". Molti dei suoi miracoli impressionarono grandemente letterati e artisti, che li immortalarono nelle loro opere, come il noto episodio del passaggio dello stretto di Messina, compiuto sul mantello steso sulle onde del mare. La fama di Francesco giunse fino in Francia, alla corte di Luigi XI, allora infermo, il quale chiese a Papa Sisto IV di far arrivare l'eremita paolano al suo capezzale. All'ingiunzione del Papa, il Santo ubbidì anche se a malincuore, perché aveva una forte ritrosia ad andare a vivere in una reggia con un appannaggio del re, dopo aver vissuto per più di trenta anni in un romitorio.

Al castello di Plessis-lez-Tours, Francesco fu però subito benvoluto e venne avvicinato anche lì da gente semplice come dai dottori della Sorbona.

La permanenza oltralpe lo rese protagonista delle vicende politiche, sociali e religiose del tempo. Si impegnò in prima persona, su mandato del Papa, per i problemi della pace in Europa, mentre il suo stile di vita lo pose al centro del movimento riformatore del tempo. Morì a Tours il 2 Aprile 1507. Nel 1513 venne proclamato beato da Papa Giulio II. Nel 1519 fu canonizzato da Leone X e nel 1943 venne proclamato patrono dei marinai italiani da Pio XII.

Il suo Ordine, che si compone di frati, monache e laici, vive nella Chiesa il carisma della penitenza quaresimale. Francesco viene invocato dal popolo specialmente per ottenere la grazia di avere figli. Il suo culto è molto diffuso nel mondo: è uno dei santi più conosciuti della cristianità e il suo nome è dato a molti, perpetuando tradizioni familiari. San Francesco di Paola è stato eletto compatrono anche di Trapani dal Senato cittadino nel 1726, in riconoscimento delle numerose grazie elargite. Furono i Padri Paolini, venuti nella nostra città sul finire del 1500, a far conoscere meglio le gesta e la figura di questo santo, infervorandone la devozione.

Essi si stabilirono definitivamente nella Chiesa/Convento costruita nella prima metà del XVII sec. e situata nella omonima piazza San Francesco di Paola. Nel tempio, notevole interesse artistico presenta la statua lignea di San Francesco di Paola, capolavoro di Giacomo Tartaglia, la quale è di una eccezionale potenza suggestiva. Dello stesso santo si conserva in sagrestia, una prodigiosa immagine in terracotta.

Ogni anno il cuore dei trapanesi si riempie di fervore e di entusiasmo al grido di "Viva Viva 'u Santu Patri!" il giorno della processione del simulacro, che si svolge la 3a Domenica di Pasqua. "Grande è la venerazione del popolo trapanese, e non solo, verso San Francesco di Paola, u' Santu Patri!" - afferma Mons. Vito Filippi, rettore della Chiesa di San Francesco di Paola in Trapani - "Tutto l'anno è un accorrere di gente, soprattutto il Venerdì, a rendere grazie al Signore per tutte le meraviglie che opera attraverso i suoi santi. Spesso si verifica che il Venerdì dedicato a San Francesco di Paola c'è più partecipazione di gente che le Domeniche. Ma il richiamo costante e l'esortazione paziente e amorevole verso i nostri fedeli a indirizzare la propria vita a Cristo porta ad una lenta persuasione che quello che conta è Cristo nella nostra vita; se si serve di persone che agiscono in nome suo, come i santi, allora queste non devono offuscare la sua presenza.

Non sempre ciò è capito però. Gli assidui sono entrati nell'ottica, ma chi viene a fare una visita ogni tanto o solo per l'occasione della festa del Santo, nonostante una continua educazione che dirige e attenziona Cristo, il Santo nel cuore di queste persone sembra essere superiore a Gesù stesso. Occorre una sempre più convinta e sana catechesi che aggiusti il tiro".

Chiediamo a Mons. Filippi come si svolge la Festa Patronale di S. Francesco di Paola a Trapani."La festa del Santo è preceduta dalla cosiddetta "Scinnuta". E' una gara tra quelli che devono scendere il Santo della sua nicchia o altare centrale dove è collocato tutto l'anno il simulacro.

Si prega insieme con il S. Rosario e le Litanie del Santo; subito dopo arriva il momento tanto atteso: la statua del Santo viene sollevata e viene passata da mano a mano fino ad arrivare a terra ed essere messa su di un piedistallo; a suon di musica attraversa la navata della Chiesa tra lacrime, preghiere, invocazioni fino ad arrivare davanti l'ingresso, dove centinaia di persone che non sono potute entrare nel tempio salutano e pregano il Santo.

Dopo qualche minuto il simulacro riattraversa la navata e viene posto sulla "Vara". Ora può cominciare la novena. Per nove giorni consecutivi (da Venerdì della 2a settimana di Pasqua fino alla 3a Domenica di Pasqua) è un crescendo di partecipazione. L'Eucarestia è al centro di tutti questi giorni, si medita sulla Parola di Dio e su come S. Francesco di Paola si è fatto santo, si è sforzato di vivere il Vangelo.

Finalmente la processione: il Santo esce portato a spalla da tantissimi giovani e meno giovani fino alla Chiesa di S. Pietro. Da qui il Santo viene posto su un carrello spinto a mano da molti devoti, mentre si prega per tutta la processione. Arrivati lungo la via Amm. Staiti suonano le sirene delle navi per dare il saluto gioioso al loro Patrono.

Al porticciolo, dove ci sono tanti marinai con le loro barche, il Santo benedice ognuno e vengono offerti diversi ceri. Finita la benedizione, ecco il momento atteso dei giochi d'artificio, mentre il Santo rivolto verso i marinai, in mezzo alla gente, sembra godere assieme ai suoi devoti. Si riprende la processione sino alla Chiesa. Qui il Santo viene sceso dal carrello e messo sulla "Vara": tra "annacata", musica,. e "Viva u' Santu Patri", entra in Chiesa con la gioia di avere fatto festa al Santo tanto amato dai trapanesi.

Ma non è finita: il Mercoledì successivo c'è l'ultimo atto da compiere.

Dalla "Vara" il Santo, mentre si prega e si sentono le marce musicali, viene portato di nuovo tra la gente, pronto ad essere passato e spinto in alto di mano in mano fino al suo altare.

E' fede, devozione popolare; la gente piange, prega, partecipa si coinvolge, si immedesima in queste due settimane centrali dell'anno per la festa di San Francesco di Paola.

Mamme, papà con le torce accese fanno "u' votu", per ringraziare o per chiedere l'intercessione del Santo. "Viva u' Santu Patri! Viva!".

Storia gentilmente concessami da Monsignor Vito Filippi Rettore della Chiesa San Francesco di Paola in Trapani

Luminarie della chiesa Santu Patri Santu Patri prima dell'uscita I bambini imitano i grandi, saranno i futuri portatori L'addobbo della vara di Santu Patri Il Signor Lantillo Monsignor Vito Filippi - Il Rettore della Chiesa I fedeli accendono i ceri mezz'ora prima Il popolo dei fedeli Si accendono i ceri tutto è pronto per la processione E' uscito finalmente si parte I volti dei portatori I volti dei portatori

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